TEATROµ

 

Un nuovo teatro e il suo spazio
di Vittorio Pavoncello
Progetto Arch. Claudio Nurchis


Ogni epoca ha creato spazi che hanno rappresentano i suoi luoghi di potere, di vita pubblica, del ritrovo ludico o delle assemblee culturali, e fra questi il teatro è stato un indicatore delle dinamiche e gusti delle varie società. Da anni però il teatro non ha più il suo luogo e il suo spazio.
I diversi esperimenti, dalle avanguardie teatrali ai più recenti teatri che spesso si costruiscono come scatole magiche, si potrebbero definire piuttosto luoghi della regia o di singole regie, anziché, spazi permanenti del teatro. Oppure ci sono open space minimalisti, nei quali sembra che il teatro possa liberamente disporsi e liberamente agire e creare, ma che in realtà sono spazi che non connotano il teatro come un’arte che si serve e che ha bisogno di un suo proprio spazio.
Tutto ciò avviene perché è diventata consuetudine intendere per spazio teatrale qualcosa di libero da cose, oggetti, strutture e persone, non riuscendo a vedere che lo spazio è invece quella distanza fra cose, oggetti e persone.
Da qui l’esigenza e il progetto di una nuova idea di teatro come spazio architettonico, prima ancora che scenografico, rappresentata dal TEATROμ. Poiché l’architettura connota il teatro mentre la scenografia denota spettacoli.
Il TEATROμ, quindi, che è una ricerca e novità estetica, rivolto ad essere una diversa concezione del fatto teatrale, oggi, si incontra e non scontra con le necessità rappresentate dalle nuove regole, siano queste temporanee o più durature, in materia di spettacolo, obbligate dall’impedire il contagio dato dal diffondersi di virus, permettendo così a queste nuove regole di non essere soltanto limitanti per la socialità e la libertà creativa, ma di armonizzarsi con l’espressività generale del fatto teatrale.
Per cui il TEATROμ si segnala totalmente come nuova proposta per la soluzione delle esigenze spettacolari e sanitarie che sono alla base della nostra contemporaneità.

Asclepio chi era costui?
Il teatro greco di Epidauro era dedicato al culto di Asclepio, poiché si riteneva che l’assistere a degli spettacoli teatrali avesse degli influssi positivi sulla salute sia mentale sia fisica. Ci basti anche rammentare quanti ospedali ed edifici di culto hanno legato la loro nascita e costruzione a delle malattie sconfitte, oppure eretti con l’auspicio di curare una epidemia, solitamente la peste.
L’Italia è piena di Chiese e Ospedali che hanno qualche riferimento alla Salute o a degli scampati pericoli: la Basilica della Salute a Venezia 1631-1687, o l’Isola Tiberina a Roma, sede di due Ospedali, costruita dai Romani e di cui una leggenda narra l’episodio legato alla peste del 292 a.C. Protagonista
fu un serpente saltato spontaneamente da una imbarcazione proveniente da Epidauro che indicò quella parte del Tevere come luogo da consacrare ad Esculapio.
Non è comunque oggetto di questo teatro volersi legare a qualche culto particolare qualunque esso sia. Quanto piuttosto progettare e costruire un diverso spazio teatrale che si occupi e si inserisca nella ricerca delle arti contemporanee, e parallelamente risolvere e ottemperare alle temporanee o più stabili disposizioni sanitarie in merito ai contagi da virus.
Sarebbe anche auspicabile che la costruzione del TEATROμ possa essere eretto a memoria della epidemia di Covid-19 che si è diffusa nel mondo.
La costruzione del TEATROμ verrebbe così ad essere il primo luogo al mondo dedicato alla memoria di un avvenimento che ha coinvolto il mondo intero. E potrebbe essere un luogo nel quale il mondo, unito dall’epidemia, si possa riconoscere nell’arte, nella cultura e nella memoria.

brani estratti dal libro TEATROµ di Vittorio Pavoncello e Claudio Nurchis